LE MONETE D'ORO, ANCORA UN RINVIO "MOSTRA NON PRIMA DI FINE ANNO"
Il tesoro. Sfuma l'ipotesi di aprire l'esposizione alle Orfanelle tra maggio e giugno.
L'assessore Cioffi: «Pronta la sede, ma i tempi tecnici per l'allestimento sono quelli»
La mostra delle monete d'oro romane trovate nel 2018 sotto l'ex teatro Cressoni in via Diaz non aprirà prima della scadenza di questa amministrazione.
Il termine di maggio - fin qui ventilato, a onor del vero, al netto di lungaggini - non potrà essere rispettato, e non perché si siano verificati intoppi particolari ma perché i tempi tecnici delle pratiche non lo rendono possibile. «Si andrà a ottobre o novembre - spiega l'assessore alla Cultura Livia Cioffi - A fine mese avremo la consegna del progetto definitivo, poi ci sarà quello esecutivo e gli affidamenti. Considerando anche la pausa per le elezioni diciamo che la mostra delle monete non sarà prima di ottobre o novembre. Tecnicamente non è possibile fare prima. Nel frattempo però abbiamo già proceduto ai restauri degli affreschi alle Orfanelle, i Lavori pubblici hanno terminato la loro parte. Resta tutta la pratica dell'affidamento della mostra».
Le Orfanelle, la cappella sconsacrata di via Balestra che fa parte del complesso dei musei civici, accoglierà parte di quello che è ormai noto come "Tesoro di Como". Verranno esposti 40-50 pezzi fra monete e altri reperti, tutti quelli a suo tempo autorizzati dalla Soprintendenza.
Il tesoro nella sua globalità invece, dovrebbe essere a breve catalogato pezzo per pezzo e "pubblicato" sul Portale numismatico dello Stato.
Progetto da mezzo milione
Al netto dei lavori di restauro della chiesetta che ospiterà l'esposizione, l'allestimento nel suo complesso - comprese le opere che dovranno garantirne la sicurezza - dovrebbe costare circa 500mila euro. La sala dove verranno esposte le monete romane si chiamerà semplicemente la "Sala del Tesoro". Sono stati previsti percorsi appositi per bambini e per disabili, accanto a quello principale.
Un gioco di luci dovrebbe enfatizzare l'impatto sui visitatori, con aree di penombra studiate per far risaltare la luminosità dell'oro delle monete.
Si tratta di un progetto ricchissimo, molto bene articolato, che prevede una serie di percorsi e approfondimenti con almeno quattro postazioni multimediali. L'idea è quella di illustrare in maniera quanto più possibile esaustiva (e con un approccio molto divulgativo adatto a un "grande" pubblico) la città romana di Novum Comum, con una presentazione dei risultati delle indagini archeologiche e un ovvio approfondimento sul tesoro.
Non solo monete
I reperti trovati in via Diaz non sono solo monete: si tratta di migliaia di pezzi, dalle ceramiche, ai vetri, ai metalli, ai marmi, alle monete, ai gioielli e ad altro ancora.
Nella sua parte più preziosa esso consta delle mille monete d'oro, ma anche di tre anelli, una coppia di orecchini, un orecchino singolo, una goccia d'oro e un lingotto d'oro.
B. Fav.
La scoperta nel cantiere di via Diaz
Nel settembre 2018, in occasione delle indagini archeologiche preventive dirette dalla Soprintendenza Archeologica nel sedime dell'ex teatro Cressoni, nel centro storico di Como, in vista della realizzazione di un edificio residenziale, venne alla luce un incredibile ritrovamento. Si trattava di un tesoro risalente al V secolo d.C., deposto in un contenitore in pietra ollare e che comprendeva 1000 solidi - monete d'oro coniate nell'Impero romano, introdotte da Costantino I nel 309/310 e usate in tutto l'Impero romano d'oriente fino al X secolo in sostituzione dell'aureo come principale moneta d'oro dell'lm· pero Romano - oltre a tre anelli, tre orecchini, un frammento di lingotto, una goccia d'oro, una barretta ricurva e alcuni minuti frammenti di filo d'oro a sezione circolare.
Le monete, prevalentemente a nome di imperatori d'Occidente, si scalano fra le emissioni di Onorio e Arcadio e quelle di Anicio Olibrio e Leone I e pongono la data di occultamento fra il 472 e il 473.
Le strutture dove è stato rinvenuto il "Tesoro di Como" sorgevano sopra i resti di due complessi di edifici di età romana, collocati tra le attuali via Diaz e via Indipendenza. L'area era prossima al foro della città e probabilmente erano grossi edifici adibiti ad uso pubblico.
Lo scavo, di archeologia preventiva, è stato svolto nell'ambito di un intervento privato, in un'area in cui la falda acquifera è molto alta, rendendo necessario giornalmente lo svuotamento della zona tramite pompe meccaniche prima di procedere alle attività di studio e di recupero.
B. Fav.
La Provincia di Como 26 aprile 2022