MONETE ROMANE, E' ANCORA SCONTRO. "LA SOPRINTENDENZA NON COLLABORA"
Via Diaz. Nessuna risposta da Milano, i privati chiedono di poter prendere visione dei reperti. In ballo c'è la valutazione del "tesoro" che spetta a chi lo ha trovato: "Ci diano almeno le foto"
Continua il braccio di ferro a distanza tra la società Officine Immobiliari e la Soprintendenza ai beni archeologici. Il motivo del contendere è la mancata trasmissione , da parte degli uffici milanesi del ministero, della documentazione fotografica inerente le mille monete di età romana ritrovate nel settembre del 2018 nel cantiere dell'ex teatro Cressoni. «Non fanno che opporre osservazioni da burocrati», commenta l'avvocato Sergio Lazzarini, docente di Diritto romano all'Insubria e di Legislazione dei beni culturali alla scuola di specializzazione in Archeologia alla Statale, che affianca Officine Immobiliari (e il suo amministratore unico, l'imprenditore Saba Dell'Oca) nell'iter che la società deve seguire per ottenere la ricompensa che le spetta di diritto per il rinvenimento del tesoro. Da mesi, la Soprintendenza ritarda l'invio del materiale fin qui catalogato, che servirebbe invece per procedere a una propria valutazione di parte: « Le fotografie delle monete -dice Lazzarini - sono fondamentali. Alcune sono rare, altre meno o poco, o sono relativamente comuni. Senza vederle non si può stabilirne il valore. Non basta l'elenco di ciascuna di esse con i nomi del relativo imperatore e della zecca. Finora non è stato consegnato nulla di sufficiente per iniziare neppure una stima
di massima. Ecco perché Officine Immobiliari denuncia la totale mancanza di collaborazione e di leale rapporto pubblico-privato».
Il paradosso di tutta questa vicenda è però anche un altro. Al di là del premio, l'immobiliare cui si deve il restauro del vecchio cine teatro ha già finanziato diverse operazioni che diversamente il cosiddetto "pubblico" non avrebbe avuto le risorse per sostenere. Ha fornito assistenza agli scavi della Soprintendenza per quasi 300mila euro ma soprattutto ne ha finanziati altri 37mila per coadiuvare quelle stesse operazioni di studio e catalogazione il cui esito a Milano si ostinano a non voler rivelare.
In una lettera inviata in risposta all'ennesimo sollecito, il soprintendente Giuseppe Stolfi dice che "fino a quando le operazioni di classificazione e studio non saranno concluse e, quindi, non si avrà un quadro informativo completo sui reperti non sarà possibile una seria valutazione del loro valore», che è poi esattamente ciò a cui Officine immobiliare vorrebbe arrivare, sia pure attraverso suoi consulenti di parte. Del resto è la legge a contemplare la possibilità che, in caso di disaccordo sul valore dei reperti rinvenuti, ci si rivolga a un giudice terzo, di fronte al quale far pesare, eventualmente, anche una valutazione di parte.
Servono però le fotografie delle monete, almeno le fotografie, senza le quali non si può fare nulla. Soprattutto è escluso che un numismatico incaricato da Officine immobiliare possa fare la spola con gli uffici milanesi della Soprintendenza per prendervi visione dei "pezzi" - uno per uno - senza poterli fotografare.
«Finora non è stato consegnato nulla di sufficiente per iniziare neppure una stima di massima - conclude Lazzarini -. Soltanto osservazioni da burocrati: la pandemia, i protocolli, il lavoro lento, la complessità.
Quando si dice "menare il can per l'aia"».
La Provincia 16 Luglio 2020