LE MONETE? FORSE RUBATE
"TESORO UNICO AL MONDO"
Il volume. Presentato il libro sull'eccezionale scoperta di via Diaz Fra i pezzi che saranno esposti a Como un esemplare senza precedenti
Quando sarà esposto, forse in autunno, il tesoro di Como ritrovato in via Diaz conterrà pezzi unici al mondo. Per esempio, la moneta coniata nel 468 dC. per il consolato dell'imperatore romano Antemio: non esiste un altro esemplare in tutto il globo in mostra. È un pezzo rarissimo e sarà il primo esemplare fruibile da tutti.
Anteprima
L'informazione, insieme a tante altre, è contenuta nel libro "Il tesoro di Como. Via Diaz 2018", scritto dalla numismatica Grazia Facchinetti, edito dall'Istituto poligrafico e dalla Zecca di Stato e presentato ieri in anteprima in biblioteca. Si è trattato, come ha sottolineato l'autrice, di un lavoro corale capace di raggiungere dei punti fermi: le mille monete d'oro, insieme con altri gioielli, furono inserite in un recipiente di pietra ollare, collocato poi in una buca scavata in un punto riconoscibile, per essere recuperato successivamente. In base alle monete ritrovate, dovrebbe essere stato messo sotto terra attorno al 472dopo Cristo. Però, come tutti i tesori, restano i punti di domanda. Per esempio, ancora non si sa chi fosse il proprietario. «Le ipotesi sono due -ha spiegato Facchinetti- un privato, per esempio un senatore, oppure un ufficio militare civile. Potrebbe anche trattarsi di una cassa pubblica spostata da Milano, quasi tutte le monete sono state emesse dalla zecca meneghina, a Como». Non si può escludere che il tesoro fosse stato sottratto in maniera non lecita. In ogni caso, chiunque l'abbia nascosto non è mai riuscito a recuperarlo. «La moneta più rara è stata coniata nel 468 in occasione del consolato di Antemio: è noto solo un altro esemplare, custodito però in una collezione privata non nota, di cui esiste solo una foto, peraltro brutta. Questa sarà l'unico esemplare al mondo fruibile da tutti».
Barbara Grassi, soprintendente per la provincia, ha ricordato come il suo primo cantiere cittadino visitato fu proprio quello di via Diaz: «Appena ho ricevuto la fotografia della scoperta -ha aggiunto - sono corsa fuori dall'ascensore e ho subito incrociato Facchinetti. Le ho mostrato l'immagine e le ho detto che dovevano correre subito a Como. Sul posto, abbiamo capito l'entità della scoperta».
Dopo l'introduzione dell'assessore alla Cultura Livia Cioffi, il sindaco Mario Landriscina ha sottolineato come questa sia «una bellissima storia, nata in modo casuale, ma capace di raggiungere oggi un valore straordinario. Andremo a collocare la scoperta in un'area idonea, le Orfanelle: l'esposizione sarà it1 autunno». Claudio Sanzò, maggiore dei carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Monza ha, invece, posto l'attenzione sul grande lavoro di squadra compiuto.
Molto da svelare
Il soprintendente Giuseppe Stolfi ha rimarcato come, fin dall'inizio, non ci fossero dubbi che la «destinazione museale spettasse a Como». Il saggio contiene contributi sullo scavo, sul micro scavo (cioè l'estrazione del contenuto dal contenitore in pietra) e sul materiale.
C'è anche un'ampia parte saggistica.
Elisabetta Roffia, già ispettrice centrale del ministero della Cultura, ha messo in luce come il sottosuolo comasco abbia ancora «molto da rivelare sulla sua storia antica, nonostante le falde a poca profondità creino difficoltà, durante gli scavi, agli archeologi». Ermanno Arslan, accademia dei Lincei, si è soffermato sugli aspetti tecnici presenti nel volume.
Il volume è in vendita su www.shop.ipzs.it/editoria.html a 33,25 euro.
Andrea Quadroni