IL TESORO DI COMO: RITROVATE 300 MONETE D'ORO ROMANE

È un tesoro di 300 monete d’oro di epoca romana, chiuso in un contenitore scolpito nella pietra ollare, quello venuto alla luce mercoledì scorso durante gli scavi archeologici nelle viscere dell’ex teatro Cressoni di via Diaz, da cui è riaffiorato il foro di Novum Comum, l’antica città fondata dai romani. «Un ritrovamento eccezionale sia per la qualità che per la quantità», dichiara Marco Migliorini, professore di diritto romano all’università dell’Insubria. Perfettamente conservate, stando alla testimonianza dei profili dei primi cimeli visionati le monete furono coniate a Mediolanum sotto gli ultimi imperatori d’Occidente. «Una scoperta che non ha precedenti», dichiara il soprintendente Luca Rinaldi. L’ipotesi più romantica, nonché la più plausibile secondo gli archeologi, è quella secondo cui le monete furono nascoste in fretta e furia, lasciate nell’anfora e da lì mai più recuperate fino ad oggi.

«Como è stata fondata dai romani ed è naturale trovare reperti, ma questo potrebbe essere uno dei tesoretti romani più

importanti mai ritrovati –  ha spiegato il presidente della società Archeologica Comense Giancarlo Frigerio – La zona del ritrovamento ospitava le abitazioni private dei nobili romani, l’anfora potrebbe essere stata nascosta nei muri della casa per evitare furti, probabilmente all’epoca delle invasioni». Chi si preoccupò di nasconderla, resta ad oggi un dilemma. «Difficile che fosse un semplice cittadino privato, troppe monete d’oro tutte insieme» – dichiara il soprintendente Rinaldi – più plausibile è la mano di qualcuno che avesse accesso ad un deposito pubblico. Le prime monete visionate sono databili al 471 d. C. «Lo scenario storico è quello del tramonto dell’impero, quando già scalpitavano nell’Italia del Nord le guerre gotiche e bizantine – continua Rinaldi – L’aspetto sorprendente è il numero di monete. Abbiamo rimosso solo le prime 27, ma ce ne sono altre. Se fossero tutte solo monete potrebbero essere anche quattrocento. Va capito se il tesoretto è pertinente ad un ambiente in particolare. Quello che preme è il destino dello scavo. Va continuato anche se è difficile: il livello del lago di Como si è alzato e lo scavo si conduce con l’uso di pompe idrovore. Noi auspichiamo che si possa proseguire in accordo con la proprietà».

La vicenda è subito diventata un caso archeologico, tanto da far intervenire il ministro Alberto Bonisoli: «Non conosciamo ancora nei dettagli il significato storico e culturale del ritrovamento – ha detto il ministro – ma quell’area sta dimostrando di essere un vero e proprio tesoro per la nostra archeologia».  La clamorosa scoperta sembra confermare ciò che da anni sottolineano gli storici: la città, nelle sue viscere, ha un tesoro enorme ed è il caso di riflettere sul fatto che questo tesoro non venga spesso valorizzato.

La Voce della Bellezza 30 agosto 2018

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